Simbolo underground dell’emancipazione giovanile, tendenza ribelle e innovativa delle controculture anni 70, gli anfibi Dr Martens tornano rumorosamente alla ribalta: non più solo come accessorio punk o grunge ma come vera moda, degna cioè di sfilare nelle passerelle di New York o Milano durante le Fashion Week. L’intramontabile stivaletto, tradizionalmente di pelle nera e stringato, poco femminile certo, ma dall’irresistibile fascino glam rock, continua ad essere reinterpretato e riproposto dai nomi più noti nel panorama della moda internazionale. Basti pensare alla collezione a/i 2012-2013 di Marc Jacobs in una versione “bon ton” ma con evidenti richiami punk; o al modello griffato Ashish, tempestato di fiori; fino alla versione in camoscio multicolor di Dsquared2 per la stagione invernale 2014. Indimenticabile è poi la collaborazione di Dr Martens con la nota casa Swarovski per la realizzazione di una linea di scarpe nere con cristalli incastonati. Ciò che maggiormente colpisce degli intramontabili “boot” inglesi è la loro storia, lunga e travagliata, ma sconosciuta a molti. Ripercorriamola brevemente.
Siamo nel 1915, anni della Prima Guerra Mondiale, tempi duri e difficili: i soldati hanno bisogno di una scarpa resistente che possa proteggerli dalle intemperie nelle trincee. Nascono i “Bulldog Boots”, neri a 8 o 10 buchi con suola chiodata. Ma è nel 1943 che il medico tedesco Klaus Martens, in seguito ad un incidente, decide di inventare una sorta di scarpa ortopedica dotata di una speciale suola con cuscinetto ad aria ed un tipo di pelle più morbida e confortevole rispetto ai comuni anfibi. Nasce così il primo paio di Dr Martens. Nessuno avrebbe immaginato un tale successo nel fashion: a Londra spopolano tra i mods dopo che gli Who, il noto gruppo rock, contribuirono a lanciarli tra i fan, citandoli anche nel testo della loro canzone “Uniforms”; poi fu la volta degli skinhead di East London, che li indossavano abbinati a polo Fred Perry e bretelle, fino ad arrivare agli anni 70 con i punk per i quali divennero simbolo di rottura culturale prima che musicale.
Nonostante i tempi siano cambiati e quell’animo ribelle si sia perso nel corso degli anni, spesso sottomesso dalla massa che tende ad omologarsi e non far sentire la propria voce, la forza incontrastata dell’anfibio supera i limiti temporali e regna sovrana, creando una leggenda che difficilmente potrà essere cancellata.