ANSA Lifestyle ci ha chiesto di spiegare come riconoscere un vero capo vintage…
Alberta ha spiegato così che cosa guardare per non illudersi di avere fatto l’affarone o di avere comprato il vero, autentico, cappotto di Napoleone…
Nell’articolo si parla anche di #slowfashion e nuovi stili di acquisto, compresa anche l’applicazione Vintag, che da poco ha organizzato un evento qui da noi.
“La prima valutazione di un abito vintage si fa partendo dall’etichetta, – ha spiegato Alberta Spezzaferro, consulente vintage e direttrice creativa SiTenne. – L’abito di boutique d’antan ha la cosiddetta ‘etichetta sartoriale’, che si distingue da quella di composizione. La prima non è stampata ma ricamata e riporta il nome del sarto o della sartoria, l’anno e il luogo di confezionamento. Dagli anni Ottanta questo genere di etichette riportava anche il nome della boutique associata alla marca, come ad esempio ‘Ausoni per Cenci’, oppure ‘Ausoni per Burberry’. Le etichette di composizione invece sono state inserite per legge a partire dagli anni Settanta quindi laddove siano presenti si può capire l’età del capo e anche individuare la composizione dei tessuti ed il luogo di fabbricazione. Infatti una gonna venduta come vintage, seppure lucente e palpabile, potrebbe essere al 100% poliestere, fabbricata in USA e non valere il prezzo richiesto“